Onorevole Ministro Calenda,
Nella Sua intervista a Il Sole 24 Ore del 22 dicembre, Lei considera, in tema di concorrenza, “una débacle anche ciò che è stato approvato per il settore dei notai”.
Le disposizioni della Legge di Bilancio concernenti il notariato sono sostanzialmente due.
La prima esclude che un notaio possa richiedere l’intervento dell’Antitrust in caso di provvedimento disciplinare richiesto dal Consiglio Notarile Distrettuale. La norma non mira a minare la concorrenza notarile ma solo ad evitare impugnazioni pretestuose da parte di notai che organizzano la loro attività in modo “paraindustriale”, contravvenendo all’obbligo di legge della personalità della prestazione notarile.
E’ certo che un notaio non possa ricevere trenta atti ogni giorno, a meno di omettere o delegare a terzi il lavoro che egli è tenuto a svolgere personalmente. I Consigli Notarili esercitano una funzione di controllo attribuita dalla Legge, a tutela della qualità degli atti notarili e quindi a vantaggio dei cittadini; sulle decisioni disciplinari di tali organi si pronuncia poi la Commissione Regionale di Disciplina, che è composta anche da un magistrato di Corte d’Appello. Tale decisione è poi ricorribile presso la stessa Corte d’Appello e quindi in Cassazione.
Non pare che un organo amministrativo quale l’Antitrust possa quindi esercitare funzioni concorrenti o contrarie alla magistratura, corpo indipendente e soggetto soltanto alla Legge. Sembra quindi singolare parlare di débacle, tanto più che, dalle notizie sull’argomento, sia il Governo che il Ministero per lo Sviluppo Economico hanno espresso parere favorevole sulla norma.
La seconda disposizione è quella che stabilisce che gli atti relativi a trasformazioni, fusioni e scissioni societarie, imprese familiari e trasferimenti d’azienda possano essere formati mediante atto pubblico informatico notarile.
La norma è correttiva di un errore in prima stesura, poichè si stabiliva che tutti gli atti di natura fiscale relativi a tali fattispecie potessero essere compiuti mediante firma digitale, con l’ausilio di intermediari abilitati. Ampie critiche sono state rivolte alla norma, non solo in quanto apparentemente priva di senso (quali sarebbero gli atti fiscali in oggetto?) ma anche perché, a volerla interpretare in senso abrogativo, contrastava con varie norme del Codice Civile.
Il controllo omologativo degli atti societari di maggiore rilevanza prima previsto in capo ai Tribunali, è stato delegato ai notai da alcuni anni, con esiti molto positivi sia in ordine al comunque risibile contenzioso su di essi che, soprattutto, per i tempi minimi per il suo espletamento: invece di attendere qualche mese che si pronunciassero i giudici, oggi è possibile costituire una società e domandarne l’iscrizione al Registro delle Imprese nello stesso giorno.
Quanto alle cessioni d’azienda, già la Legge Mancino del 1993 attribuiva competenze esclusive ai notai, in funzione di contrasto alla mafia ed alla criminalità. E i notai sono ancor oggi i professionisti che inviano il maggior numero di segnalazioni al MIF in materia di antiriciclaggio (oltre l’80%).
Il trend attuale di attribuire competenze notarili ad altri soggetti o addirittura al fai-da-te informatico ha quindi subito una battuta d’arresto; sul punto è bene ricordare quanto sia facile creare nel Regno Unito, da casa e direttamente on-line, una società fantasma che possa operare sul mercato utilizzando denaro e risorse di provenienza illecita, spesso della criminalità organizzata (cfr. “Sir Matteo Messina Denaro entra al numero 10 di Downing Street”, Il Sole 24 Ore, 14 novembre 2017).
Questo Sindacato non comprende quindi a quale débacle Lei si sia riferito nell’intervista in parola. Il Notariato è parte dello Stato ed è pronto a collaborare con tutti per migliorare l’efficienza e la sicurezza del Paese: pur consapevoli di svolgere una funzione pubblica a molti oscura nella sua utilità sociale, siamo favorevoli al dialogo ed al confronto, senza pregiudizi e certi di poter contribuire in modo significativo allo sviluppo come e più di quanto abbiamo fatto finora.
Noi non parleremmo di sconfitta ma di vittoria dello Stato e dell’interesse pubblico dei cittadini e delle imprese: la concorrenza non è un valore assoluto e primario in sè ma deve essere rapportata a ben superiori valori di sicurezza giuridica e pace sociale.
Con i migliori saluti,
Edoardo Mulas Pellerano
Presidente del SISN SINDACATO SOCIALE NOTARILE